23.11.2015

UN CAFFÈ E DUE CHIACCHIERE CON LUIGI DI RITORNO DALL’ASIA

UN CAFFÈ E DUE CHIACCHIERE CON LUIGI DI RITORNO DALL'ASIARecentemente abbiamo visto Luigi impegnato in estremo Oriente all’interno del roadshow dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Proviamo a riassumere il suo lungo viaggio chiacchierando davanti a un caffè.

In base a quello che hai potuto vedere, qual è lo stato di salute del vino italiano in quei mercati così lontani?

“Bisogna innanzitutto fare un distinguo, perché non tutti i Paesi del Far East sono allo stesso livello di conoscenza. Sia dal punto di vista della cultura del vino in generale, che della conoscenza del vino europeo. Per noi popoli mediterranei il vino, prima che una bevanda alcolica è un elemento culturale. Un prodotto che oltrepassa i confini della gastronomia e affonda le radici nella tradizione più autentica di Italia, Grecia, Spagna e Francia. Invece l’approccio al vino di Paesi così lontani da noi è molto diverso e a seconda degli anni in cui hanno scoperto il prodotto, ne consegue una conoscenza differente”.

Parliamo dei singoli Stati allora, il Giappone.

Il Giappone è il Paese più avanzato dell’estremo Oriente, sia in relazione alla conoscenza del vino italiano, che a livello economico e sociale in generale. I giapponesi amano tutto ciò che sa di Italia, dai prodotti agroalimentari alla cultura. Di conseguenza amano i nostri vini e sono curiosi di andare oltre le classiche zone di produzione quali Piemonte, Toscana e Veneto. Vogliono scoprire e anche visitare il Sud. Sebbene i consumi di vino pro capite siano ancora molto limitati, il Giappone ha un approccio curioso nei confronti del prodotto. Il giapponese si sforza di saperne di più, vuole capire e diventare un esperto di vino. C’è da dire però che l’Italia non è di certo arrivata per prima in Giappone, i francesi ci hanno sempre anticipato in tutto l’Oriente facendo attività promozionali molti anni prima di noi, ma subito dopo la Francia nella percezione del consumatore c’è l’Italia.

La Cina invece?

Sei il Giappone possiamo considerarlo un’isola felice, la Cina è invece un mercato molto più arretrato in termini di conoscenza, soprattutto relativa al vino italiano. È assolutamente prematuro parlare di cultura del vino italiano in Cina. Molto spesso i cinesi, e mi riferisco a quella fascia di popolazione che ha accesso al vino, non considera l’Italia come un produttore vitivinicolo. Negli ultimi 5 anni mi sono ritrovato a dover spiegare, dati alla mano, come l’Italia sia il primo produttore mondiale, perché di solito loro immaginano che dopo la Francia (perché la Francia viene sempre per prima) ci sia l’Australiail Cile, il nuovo mondo in generale. Questo accade perché la promozione del vino italiano in Cina è partita tardi ed è stata portata avanti in maniera sporadica, a macchia di leopardo.

Cosa mi dici di Hong Kong e Taiwan?
Hong Kong è una piccolissima area, molto popolata e con un tenore di vita medio molto elevato. C’è un approccio molto più consapevole al mondo del vino, derivante anche dal fatto che vi risiedono molti occidentali, stessa cosa di Taiwan. Entrambi questi mercati però sono molto piccoli e quasi saturi, dove (strano a dirsi) i francesi fanno la parte del leone e non è facile ritagliarsi uno spazio sugli scaffali.

Sei stato anche a Seoul, com’è la situazione in Corea del Sud?

La Corea del Sud, dopo il Giappone, a mio avviso è un mercato su cui c’è un’attenzione maggiore alla qualità del vino e dove quindi il vino italiano può ritagliarsi uno spazio importante. Anche i coreani non hanno il nostro approccio al vino, per loro rimane esclusivamente una bevanda alcolica, ma sono molto curiosi di scoprire nuovi prodotti e culture. Molto spesso i coreani hanno studiato o lavorato in America, soprattutto le nuove generazioni, per cui c’è una forte influenza culturale statunitense che crea effetto emulazione. Per cui i modelli occidentali di consumo e svago tendono ad avere molto valore e anche il vino comincia ad entrare nei consumi. Parliamo ancora di piccoli numeri, ma segnano comunque un inizio importante.