10.02.2023

Rubino Art Project: scelta l’opera che entrerà nella collezione Rubino

Si è conclusa da qualche settimana la mostra “Radici”, la prima del progetto RAP – Rubino Art Project.

Dieci le opere esposte per quattro mesi a Palazzo Granafei Nervegna di Brindisi e centinaia i visitatori che hanno fatto accesso alle sale, scoprendo opere esclusive, realizzate per l’occasione da dieci artisti pugliesi già affermati in ambito nazionale e internazionale.

Rubino Art Project è stato fortemente voluto da Romina e Luigi Rubino e per la sua prima edizione è stato curato da Ilaria Caravaglio, storica d’arte e curatrice.

L’obiettivo di RAP è quello di realizzare, nel tempo, una vera e propria Collezione d’arte contemporanea, da ospitare negli spazi della nuova cantina di Jaddico che verrà inaugurata nei prossimi mesi. Una visione che vuole  offrire a enoturisti e cittadini una serie di eventi culturali ed espositivi, in un territorio con oltre 2000 anni di civiltà della vite e di cultura del vino alle spalle.

Il tema proposto per questa prima edizione è stato RADICI, un concetto che determina molteplici significati, da quelli culturali fino al legame con la terra.

I dieci artisti hanno celebrato con opere diverse un universo sensoriale legato al territorio e al vino d’eccellenza e le proposte sono state emozionanti e di grande valore artistico.

Come previsto dal progetto, Romina e Luigi hanno scelto la prima opera che troverà spazio nella barricaia della nuova sede: si tratta di American Barn (Red Moon), realizzata da Angelo Filomeno, un omaggio

proprio alla nuova cantina, presentandosi come una composizione in cui la raffinatezza del materiale e della tecnica esecutiva si contrappone alla solidità dell’elemento architettonico rappresentato.

Vi riportiamo qui il testo di presentazione del pannello presente anche nel catalogo della mostra, una pubblicazione di pregio realizzata con il supporto dello studio di progettazione grafica Atelier790.

“C’è radice nella scena che si presenta sul telaio, nella struttura possente che, per stare in piedi, necessita di fondamenta solide, così come negli elementi naturali che completano la composizione, quali la grande luna piena color rosso rubino, il blu intenso del cielo, la fascia azzurra del mare e la lucentezza del verde del prato, che troneggiano come grandi campiture sature, nette, eppure, allo stesso tempo, tutt’altro che piatte. 

Di radice, intesa come senso d’appartenenza, come antica memoria, è intriso il lavoro di Filomeno, in quanto è la tecnica stessa del ricamo a rappresentare una preziosa eredità, un patrimonio tramandato e custodito con cura che, in questo caso più che in altri, è testimone di un legame indissolubile, come se quel filo utilizzato per disegnare sul supporto proseguisse fuori da esso senza mai spezzarsi, dritto, indietro nel tempo, fino all’infanzia dell’artista, quell’infanzia che lo vide apprendere l’arte del ricamo

per volere dei suoi genitori.

Ed il legame con la storia è ancora più profondo se si pensa che, ben prima dei nostri nonni, l’arte del ricamo — parola che deriva dal lemma arabo raqm (racam) che significa “egno, disegno” — affonda le sue radici molti secoli prima di Cristo, probabilmente in Oriente, un’altra connessione dal sapore seducente se si pensa che la città di Brindisi è anche nota col nome di Porta d’Oriente, in quanto storicamente ponte tra la cultura occidentale e quella orientale.

Mantenendo inalterato l’antico significato dell’azione del ricamo — impreziosire e personalizzare i capi d’abbigliamento indossati da personaggi di grande risalto politico o religioso, aumentandone dignità e prestigio — l’opera American Barn (red moon) assurge ad un’azione celebrativa e propiziatoria, e lo fa attraverso la lucentezza dello shantung di seta, nei sapienti accostamenti e nella scelta cromatica, nella minuzia del filo che delinea dettagli quali le finestre, il contorno della luna, l’asta che svetta in cima all’architettura con suoi nastri colorati; e qui, nei tre nastri mossi dal vento al centro della tela, la scelta dei tre colori primari appare come un dettaglio significativo ed affatto casuale, quasi a voler richiamare l’attenzione su quanto nell’essenziale risieda la forza generatrice del tutto, proprio come i tre primari generano tutti gli altri toni e sfumature. “

Angelo Filomeno è nato a Ostuni e, attualmente, vive e lavora a New York.

Le sue opere sono metafore di situazioni o ricordi personali che parlano di solitudini, superstizioni, morte, paure e vengono sviluppate attraverso un’iconografia dai rimandi a volte macabri, ma da cui traspare un elemento di grande eleganza e raffinatezza grazie ad un sapiente utilizzo dei ricami. I suoi lavori sono stati inclusi in importanti rassegne internazionali quali la 52° Biennale di Venezia (2007), ARS 06 presso il Kiasma Museum of Contemporary Art di Helsinki, Re:Collection, presso il Museum of Arts and Design di New York, Threaded presso il Center for the Arts in Virginia.

Tra le principali mostre internazionali a cui ha partecipato: Savannah College of Art and Design, Atlanta, Georgia; Frist Center for the Visual Arts di Nashville, Tennessee; Istituto Italiano di Cultura a New York e a Toronto.