Temperature di servizio più basse tendono a esaltare le durezze, mentre invece all’aumentare delle stesse saranno le morbidezze a essere maggiormente valorizzate, in particolare l’alcolicità.

Questa semplice affermazione ci consente di comprendere facilmente perché i vini rossi, soprattutto quelli particolarmente tannici, vanno serviti a temperature più elevate, generalmente a temperatura ambiente. Se li refrigerassimo essi risulterebbero eccessivamente tannici, squilibrando il profilo del vino e provocando eccessiva astringenza in bocca. La cosa vale al contrario per i bianchi, in cui i tannini sono quasi assenti: temperature più basse consentono di esaltare acidità e mineralità che devono letteralmente rinfrescare il nostro palato.

I vini spumanti richiedono temperature più basse perché l’anidride carbonica ha un gusto tendenzialmente acidulo che tende a diventare sgradevole all’aumentare della temperatura. Inoltre due delle caratteristiche più ricercate in un vino spumante di qualità sono la persistenza e la grana del perlage. Vogliamo che nel bicchiere si sviluppino “catenelle” di bollicine che siano molto piccole e durino il più a lungo possibile. Le basse temperature ostacolano la liberazione della CO2, rendendo il perlage fine e persistente.

“Nessuno è perfetto” asseriva Joe E. Brown nel celebre finale di A qualcuno piace caldo. La giusta temperatura di un vino non lo renderà perfetto di per sé, ma è condizione necessaria per gustarlo al meglio.